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Programmi

Come Unire i File PDF

Tempo fa vi avevamo parlato di uno strumento online per unire due o più documenti PDF in uno solo, ovvero MergePDF.

Per risolvere il problema del limite di dimensione del file di output (5 MB) e del numero massimo di documenti da poter unire (10), abbiamo cercato un software gratuito che potesse svolgere le stesse funzioni ma senza limitazioni di alcuna sorta: la scelta è ricaduta su PDF Merge Tool.

Guida all’utilizzo
Per unire due o più documenti PDF in uno solo, con PDF Merge Tool, è molto semplice:
Scaricare, installare e avviare PDF Merge Tool;
Cliccare “Add” per aggiungere due o più documenti PDF da unire;
Cliccare “Move Up” oppure “Move Down” per cambiare la disposizione dei documenti all’interno del documento finale;
Cliccare “Merge!” per avviare l’operazione di unione;
Selezionare infine la cartella e il nome con cui salvare il nuovo file PDF. Al termine del processo, il documento verrà aperto automaticamente in Adobe Reader.

Considerazioni
Con PDF Merge Tool, in 5 semplici passaggi, potrete unire qualsiasi documento PDF. Va precisato che, durante il nostro test, abbiamo rilevato l’impossibilità di unire documenti protetti: essi, per ovvie ragioni, non sono supportati dal freeware. L’applicazione è disponibile per sistemi operativi Windows.

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Come Impedire lo Spegnimento del Pc in Linux

Quasi ogni ambiente desktop permette agli utenti di spegnere la macchina o di riavviarla, indipendentemente da chi si tratta. Ovviamente, tutto dipende dalle impostazioni della distribuzione, che possono essere più o meno restrittive, ma quasi sempre all’utente che ha effettuato l’accesso, è concesso effettuare queste operazioni di chiusura della macchina.

Però, volendo, è anche possibile negare questa opportunità agli utenti comuni, magari per evitare di interrompere servizi di rete utilizzati da altri. All’interno di KDE l’operazione è molto semplice: bisogna solo modificare l’apposito file di configurazione presente in $KDEDIR/share/config/ksmserverrc ($KDEDIR è la directory dove è installato il desktop KDE), qualora non fosse presente, ovviamente, è necessario crearlo) ed inserire la seguente direttiva al suo interno: [General] offerShutdown=false All’avvio successivo del PC non saranno più presenti le icone che permettono di riavviare o spegnere il PC

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Come Personalizzare i Colori della Shell Bash

Diciamoci la verità: la shell GNU/Linux e gli script sono veramente poco attraenti dal punto di vista grafico, in particolare a causa del colore monocromatico utilizzato per stampare i caratteri a video. Per fortuna, è possibile rendere più “vivace” qualsiasi script utilizzando opportune sequenze di escape in grado di generare output colorati che, oltre ad essere decisamente più gradevoli alla vista, sono molto utili per rendere più leggibili i risultati a video e mettere in risalto determinati messaggi. Ad esempio, eseguendo il comando

echo -e “\e[00;31mAttenzione”

otterremo una scritta, decisamente evidente, di colore rosso: ideale per mostrare un messaggio che richieda la massima attenzione da parte dell’utente. In questo caso, il segreto sta tutto nell’utilizzo dell’opzione -e che abilita l’interpretazione delle sequenze di escape.

Infatti, nel caso specifico \e[00;31m setta il colore dell’output sul rosso fuoco. L’impostazione del colore è però modale e se non si vuole continuare a scrivere tutto in rosso bisogna ripristinare il valore originario tramite un’altra sequenza di escape ovvero \e[0m, come nel caso seguente
echo -e “\e[01;31m
Attenzione \e[0m ai colori”

L’unico inconveniente è che le sequenze sono scomode da digitare e difficili da ricordare anche per i più esperti, quindi è meglio creare un elenco di quelle che si utilizzano più di frequente inserendole all’interno del proprio file di configurazione della shell (.bashrc), oppure in testa ai propri script utilizzando la direttiva export
export ROSSO=”\e[01;31m”

A questo punto, è possibile richiamare direttamente il colore da utilizzare per stampare l’output:
echo -e “$ROSSO Attenzione”

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Come Convertire Video da Linea di Comando

Molti si staranno chiedendo: perché un’applicazione a riga di comando se sono disponibili decine di programmi grafici? I motivi sono due. Primo, tutte queste applicazioni non sono altro che front-end (interfacce) di mencoder, quindi imparare a usare quest’ultimo offre maggiore padronanza dei tool grafici. Secondo, molti di questi programmi gestiscono solo una piccola parte delle funzionalità che offre il tool a riga di comando, il quale consente un controllo più fine del processo di conversione permettendo di ottenere file qualitativamente migliori e più “fedeli” alle aspettative.

Installazione di Mencoder

Per l’installazione di mencoder esistono due possibilità: la prima consiste nell’utilizzare il gestore di pacchetti della propria distribuzione; la seconda prevede la compilazione da sorgente. In alcuni casi (ad esempio su Ubuntu Feisty Fawn 7.04) è praticamente obbligatorio compilare il pacchetto in quanto la versione fornita dalla distribuzione contiene dei bug che potrebbero comprometterne il funzionamento. La procedura di installazione varia in base alla distribuzione scelta. Nelle Debian GNU/Linux e derivate (come Ubuntu) è sufficiente eseguire il comando apt-get install mencoder preceduto da su sudo (dipende dalla distribuzione) per ottenere i privilegi di root. In questo modo verranno automaticamente installati il programma e le dipendenze principali. È altrettanto importante installare anche il programma “gemello” MPlayer: apt-get install mplayer. La versione a riga di comando del player multimediale e mencoder hanno diverse funzioni in comune, ma il primo può essere di aiuto per visualizzare i risultati ottenuti e altre operazioni particolari (d’altronde fanno parte dello stesso progetto). Installato mencoder, è subito possibile utilizzarlo. Sul sito di MPlayer è anche disponibile un’ottima guida e, volendo, è possibile utilizzare le pagine di manuale visualizzabili tramite il comando man mencoder. Merita un discorso a parte l’installazione dei codec. È impossibile spiegare la procedura completa per tutte le distribuzioni ma all’indirizzo, www.medibuntu.org,sono disponibili tutte le indicazioni per farlo su Ubuntu e derivate.

Più qualità con la codifica doppia

La prima passata per l’analisi la seconda per la conversione
La codifica a due passi permette di ottimizzare il risultato finale in quanto utilizza la prima passata per analizzare il filmato e, grazie ai dati raccolti, è in grado di distribuire più equamente i preziosi bit necessari durante la seconda fase, quella di conversione vera e propria.

Da DVD Video a “DivX” in tre passi

Eliminiamo le bande nere e impostiamo una codifica qualitativamente ottima
Rimozione bande nere

Con mplayer -vf cropdetect otteniamo i parametri da passare a mencoder per rimuovere le bande nere. Per lavorare su un DVD Video indichiamo dvd://1 (o il numero della traccia).

Codifica diretta

A questo punto possiamo procedere con la codifica diretta del DVD Video, senza passaggi intermedi. In alcuni casi è necessario selezionare manualmente la traccia audio da codificare.

Controllo qualità

Il modo migliore è utilizzare MPlayer: mplayer output.avi. I difetti potrebbero essere legati a opzioni errate, bitrate basso, o alla mancata sincronizzazione tra audio e video.

Conversione in formato Flash Video
Le opzioni da passare a mencoder per creare file video ottimizzati per i siti web

Codifica del filmato

Per ottenere un file .flv (Flash Video) di qualità bisogna passare a mencoder alcune opzioni specifiche. Poiché questo tipo di file verrà utilizzato dal browser attraverso al rete, è bene comprimerlo diminuendone così le dimensioni, il bitrate e la qualità audio.

Verifica del risultato

Dopo aver creato il file finale (qui output.flv), è opportuno controllare che il risultato sia leggibile e correttamente sincronizzato. MPlayer è ancora una volta ottimo, permettendoci di vedere immediatamente la nostra creazione: mplayer output.flv -vo x11.

Video dal browser

A questo punto, verifichiamo se il browser è in grado di leggerlo. In caso affermativo è possibile gestirne la riproduzione dal browser, ma sono disponibili anche video player come Flowplayer(http://flowplayer.org) che permettono di gestire al meglio i file .flv.

Da Avi a Xvid. Ecco come si fa con Mencoder

La logica di funzionamento è molto semplice: bisogna sempre fornire un file di origine, un codec audio di destinazione (che può essere anche copy, ovvero una semplice copia della traccia originale), un codec video di destinazione (anche in questo caso copy) e una serie di opzioni per decidere le caratteristiche che il file audio/video risultante dovrà avere. Ad esempio il comando
mencoder filmato.avi -ovc xvid
-oac mp3lame -xvidencopts
bitrate=800 -lameopts cbr:br
=192 -o output.avi
codifica il file sorgente, “filmato.avi”, utilizzando il codec video “xvid” (XviD) e quello audio “lame” (Mp3). Inoltre, stabilisce per xvid un bitrate fisso di 800 kbit/sec, e per lame di 192kbit/sec. Infine, memorizza il risultato finale nel file “output.avi”. Partendo da questo primo esempio possiamo aggiungere altre opzioni per ottimizzare ulteriormente il risultato finale. Ad esempio, utilizzando i comandi seguenti:
mencoder filmato.avi -ovc lavc
-oac mp3lame -lavcopts vcodec
=mpeg4:vbitrate=800:vpass=1 –
lameopts br=192:abr -o output.avi
mencoder filmato.avi
-ovc lavc –
oac mp3lame -lavcopts vcodec
=mpeg4:vbitrate=800:vpass=2
-lameopts br=192:abr -o output.avi

Questi due comandi, eseguiti in sequenza, creano un nuovo file video a partire da filmato. avi, utilizzando come codec video lavc, lame per l’audio (ancora Mp3) e indicano che si vuole ottenere un video che segua lo standard Mpeg4 (“DivX compatibile”). Inoltre, impostano un bitrate di 800 kbit/s ed eseguono la codifica in due passate. Per l’audio il bitrate è ancora di 192 kbit/sec “medi” (ovvero può aumentare o diminuire leggermente in base alle necessità).

Cos’è il Bitrate

Influenza la qualità dei file audio/video
Il bitrate, misurato in bit/s, che significa bit al secondo, indica la quantità di bit (quindi dati) necessaria per creare un singolo frame audio o video (anche se generalmente il termine frame è utilizzato solo per i video). Spesso tale quantità è espressa in Kbit/sec (kilobit per secondo). Ad esempio per gli Mp3 un bitrate di 128 Kbit/sec. assicura una qualità uguale a quella dei Cd-Audio. Abbassando il bitrate la qualità diminuisce ma la compressione è maggiore, aumentandolo accade esattamente il contrario, quindi è sempre buona norma scegliere il compromesso migliore.

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Recensione Proiettore Acer P1185

Acer P1185 è uno dei videoproiettori più ottimizzati che possiate trovare sul mercato dal punto di vista del rapporto tra qualità e prezzo.. Si tratta di un ottimo prodotto sia per home cinema che per il gaming.

Come altri videoproiettori della casa produttrice Acer, quali ad esempio l’Acer H5380BD o l’Acer K138ST, la tecnologia usata per la proiezione è il DLP. Risulta quindi meno efficiente dei videoproiettori dotati di LCD a tre chip, ma rimane egualmente valido.
In particolare, Acer P1185 possiede una luminosità del bianco di tutto rispetto, pari a circa 3200 lumen. Vi permetterà dunque di visualizzare immagini anche in ambienti semi-illuminati. (Per maggiori informazioni potete leggere la nostra guida sulla “luminosità dei colori”).
Come nella maggior parte dei videoproiettori DLP, è presente l’effetto arcobaleno. Questo difetto potrebbe dare più o meno fastidio, a seconda della sensibilità del pubblico. L’effetto arcobaleno è generato da una riproduzione non ottimale dell’effetto cromatico a fronte di una luminosità molto alta. Nel caso dell’Acer P1185, il problema è in parte risolto dall’integrazione della correzione keystone . Se il vostro videoproiettore ne soffre, è quindi sufficiente abbassare la luminosità, scendendo sotto i 1000 lumen.

Come consigliamo nella guida “come acquistare un videoproiettore”, bisogna fare molta attenzione a non confondere la risoluzione nativa con quella massima. L’Acer P1185 ha una risoluzione nativa SVGA, ossia 800×600, ma la risoluzione massima è pari a 1920×1200. Questo vuol dire semplicemente che il videoproiettore è in grado di accettare una determinata risoluzione (FullHD) ma opererà una conversione, con conseguente perdita di qualità, portando il video da FullHD a SVGA. L’unico parametro che va preso in considerazione è, quindi, la risoluzione nativa o nominale del videoproiettore.

Il design semplice e concreto di questo videoproiettore è tipico della marca Acer. Al contempo, non si può dire manchi qualcosa a questo prodotto: sono presenti 2 uscite USB, una porta HDMI e due porte VGA. Inoltre tutti i comandi fondamentali trovano spazione sulla plancia (zoom, messa a fuoco, tasti direzionali e di comando).

La lampada UHP ha una durata variabile tra le 4000 e le 6000 ore, a seconda dell’utilizzo. Con la modalità ExtremeEco però, il videoproiettore, in media, non necessita di un cambio per circa 10000 ore.

Il sistema audio non è molto potente (3W). Per gustarsi a pieno film o videogiochi consigliamo quindi l’acquisto di un impianto audio autonomo.
Risulta essere possibile anche proiettare contenuti 3D con l’Acer P1185, ma avrete bisogno degli appositi occhiali. Riteniamo tuttavia che non sia una grande scelta per il 3D, a causa dell’effetto arcobaleno che in questa modalità tende ad intensificarsi.
Tra le altre funzionalità interessanti va invece notato il supporto wireless ad alta velocità, compatibile con dispositivi Android e iOS (app integrata Acer eDisplay).

Vantaggi
– Ottimo rapporto qualità prezzo
– App integrata per connessione wireless
Svantaggi
– Risoluzione SVGA
– Effetto rainbow
In definitiva si tratta di una soluzione interessante per chi cerca un proiettore economico.